Milano si trova in una fase di rapido sviluppo, dovuto “al lavoro intenso e continuo” dei suoi abitanti, attitudine questa praticata da secoli, che ne ha determinato la supremazia nella produzione agricola e industriale, nella qualità delle scuole, nella abitudine dei viaggi all’estero per imparare, nelle comunicazioni, nel sistema bancario. Ormai non c’è famiglia borghese in cui anche le donne non esercitino una professione o lavorino, almeno fino al matrimonio. “Il lavoro, di cui l’atmosfera è satura a Milano, è una abitudine, una necessità, un tormento e un piacere”. Grazie a questo Milano è città con alti consumi voluttuari, senza ostentazione del lusso: è una città sportiva, ma è anche una città ricca di istituti di beneficienza, l’unica città dove un commerciante arricchito fonda una università, un industriale una scuola per elettricisti, un gruppo di industriali e commercianti apre “scuole pregiatissime di scienze fisiche, meccaniche, tecnologiche”. In grande crescita anche l’edilizia, “la città si estende da ogni parte. Bisogna che si estenda, perché è già troppo agglomerata”. Ma il ritmo di fabbricazione di nuove case è insufficiente. Il comune ha investito 10 milioni in un Ente Autonomo per la costruzione urgente di case popolari, realizza chilometri di strade ogni anno, il consumo di gas e di acqua cresce rapidissimo, il piano di lavori municipali sfiora i 50 milioni per i prossimi cinque anni. Il piano regolatore ha dovuto essere aggiornato, il comune ha già assorbito parte del territorio di Greco e presto ne assorbirà ancora.
In questo contesto ecco il progetto di una città nuova “grandioso sebbene di privati”, la cui realizzazione è già iniziata. Una società ha acquistato una striscia di terreno larga un chilometro e lunga cinque, dal confine municipale fino a Sesto San Giovanni. E non si tratta del solito accaparramento di terreni per speculazione edilizia ma il serio tentativo di creare, come in tutte le più grandi città tedesche, inglesi e americane, “un sobborgo in parte arioso e tranquillo e in parte industriale”, portando l’espansione della città “in aree più ampie, meno costose, più salutari, associando il verde alle abitazioni”. L’area, ad ovest della strada per Sesto, è attualmente “sgombra di paesi … ad ubertose colture, secca, salubre”, così da consentire una grande libertà ai progettisti nella definizione di un piano regolatore razionale. L’asse del progetto è un grande viale, largo 60 metri lungo sei chilometri, che prevede larghi marciapiedi davanti alle abitazioni, due strade da m 8 per i tram e il traffico locale, poi due viali alberati da m 6,60, uno destinato a viale pedonale, l’altro a galoppatoio, due corsie da m 1,80 per le biciclette, al centro due strade da m 10,80, “vere piste di velocità”, una destinata ai tram diretti l’altra alle auto. L’idea è quella di prolungare il tram fino al viale della Villa Reale di Monza, “in modo di fare del Parco di Monza il Parco di Milano”.
Ai lati del grande viale l’area per costruzioni basse e villini, lunga cinque chilometri, “la città verde, che dovrebbe riuscire deliziosa”, la città-giardino che offre un po’ di campagna vicino alla città. Nelle fasce più esterne, case di abitazione comuni e stabilimenti industriali.
Le fabbriche, che altrove potrebbero sembrare un elemento perturbatore, a Milano sono indispensabili “croce e delizia al cor”. Già si sono insediate una fabbrica di riparazione dei vagoni letto, il nuovo stabilimento della Pirelli, la Breda per locomotive, vagoni ferroviari e macchine agricole. Ci vorranno anni perché lo sviluppo si compia con l’estensione dei servizi (strade, acqua, fogna, luce) e la costruzione di villette, ricche e geniali, opera di architetti di nome, ma anche modeste e confortevoli.